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martedì 24 aprile 2012

DEPRESSIONE


In psicologia le depressioni sono annoverate tra le malattie nevrotiche.
Sebbene il concetto di
depressione racchiuda molteplici forme di decorso individuale, la sintomatologia ricorrente di base si può riassumere nei seguenti disturbi principali:
1. L’umore è caratterizzato da paura o da profonda tristezza.
2. Nel depresso vi è inibizione del pensiero e della vita emotiva.
3. I processi psichici e psicofisici sono soggetti a disturbi funzionali.
4. Generalmente nelle depressioni sono coinvolte anche le funzioni fisiche.Il battito cardiaco e la

pressione arteriosa diminuiscono. C’è inappetenza e digestione laboriosa, il respiro rallenta e si fa più
difficoltoso. Il sonno non è profondo.
5. I pazienti avvertono soprattutto un’insuperabile apatia. Le attrattive della vita perdono significato.

Non si registrano proiezioni per obiettivi, o vi è un loro calo.
Il quadro depressivo è caratterizzato da disistima di sé, da sensazioni d’inferiorità, da rimproveri nei propri confronti ed, in particolare, da sensi di colpa.

Secondo gli psicologi, le cause sono spesso difficili da individuare. Spesso i motivi più banali sono decisivi per l’insorgenza della malattia. Un qualsiasi motivo spinge il soggetto verso la tristezza, frequentemente improvvisa, alla quale il terapeuta o lo psicologo comunemente non sa dare risposta. Nella caratterizzazione del soggetto depresso emergono tratti distintivi identici a tutti i singoli gruppi. Emergente è la ricerca d’affetto, che si sviluppa nella direzione di un bisogno affettivo insaziabile, che non potrà essere soddisfatto in alcun modo.
D’altra parte il depresso non sa dare affetto, un dilemma il cui quadro è poi completato dalla scarsa stima di sé del malato (ama il tuo prossimo come te stesso).
Gli psicologi suppongono che le cause siano da ricercare nell’infanzia del malato.
La diagnosi del punto terminale praticata dalla medicina esogetica permette ora un’individuazione soddisfacente.

Contrariamente all’opinione corrente, l’esogetica parte dal presupposto che nelle depressioni, come in tutte le altre forme patologiche, l’unità spirito-psiche-corpo partecipi in eguale misura.
Nella mente, sono programmati i processi cognitivi che non possono essere cancellati o che non fluiscono “verso l’alto” dove possono essere “ascoltati”.

La struttura psichica è stata pesantemente disturbata: nella fase prenatale, alla nascita, oppure nell’importante fascia d’età del terzo, sesto e nono anno di vita.
La vicinanza dei genitori, il loro affetto e l’essere protetto rivestono proprio in questi anni dell’infanzia un ruolo importante.
Spesso i genitori educano o invitano i figli al perfezionismo. Le funzioni dei genitori, si esprimono nell’infanzia in invidia, gelosia oppure anche in aggressività.
Il lagnarsi e lamentarsi dei pazienti depressi costituisce un’arma nei confronti dei diretti interessati partners, parenti e amici.
Le depressioni permettono di esercitare un notevole potere sull’ambiente circostante.
Un ulteriore criterio derivante dall’infanzia è il pensiero di vendetta, vendicarsi sull’ambiente direttamente circostante per un’infanzia spesso infelice.
Il corpo, quale terzo strumento dell’unità spirito-psiche-corpo, ne patisce le conseguenze.
La perdita di sincronizzazione di quest’unità, indirizzata dall’interiorità verso l’esteriorità, nella maggior parte dei casi ha un effetto di disturbo sulla comunicazione delle cellule, degli organi e dei tessuti.
La ghiandola pineale è strettamente correlata con il concetto dell’alterazione depressiva.
Mediante la melatonina, prodotta nella ghiandola pineale e nel fegato, la ghiandola pineale decide e controlla il ritmo sonno-veglia, l’orologio interno, nonché i ritmi fondamentali del corpo.
Il trattamento delle depressioni, è in ogni modo uno dei settori terapeutici più ostici e richiede innanzi tutto l’impiego di terapeuti medici o psicologi esperti.
Nel paziente depresso frequentemente si nota un deficit della comunicazione interna riferita alla capacità d’azione. 




Se questa situazione avviene di continuo, come accade spesso nel vissuto infantile, è possibile scivolare nel non accettarsi e non realizzarsi.
Questa forma d’incapacità a dare e ricevere amore è all’origine di una forte conflittualità nel soggetto malato. L’intento di rimuovere questi conflitti conduce, in definitiva, a limitare gli impulsi d’azione e ad una rigidità che sfocia poco a poco in una depressione crescente, sostenuta dal principio di non agire e di non prendere coscienza.

I pazienti depressi necessitano di moltissima comprensione e dedizione, ma anche di una chiara illustrazione ed attivazione della propria situazione.
È quindi opportuno iniziare tempestivamente un trattamento nei soggetti a rischio depressivo, sempre nell’intento di attivare le forze d’autoguarigione.

L’insorgenza d’insonnia o un persistente stato d’irrequietezza per un periodo prolungato sono sintomi da non sottovalutare.
Un sistema vegetativo equilibrato, può esistere solo nell’individuo nel quale gli impulsi ad agire siano liberi da paure e che abbia la possibilità di trovare quiete in se stesso e di prendere coscienza di sé.

Proprio in un’epoca caratterizzata da concetti come più grande, più veloce e di più, un numero crescente di persone si vedono emarginate e si sentono minacciate da paure d’inadeguatezza. La valutazione di una persona non avviene in quanto tale, ma sulla base del rendimento.
Il rendimento è però solo il tentativo di essere accettato, ma colui che produce conta meno del prodotto! Ciò comporta un disturbo degli impulsi individuali che, dopo un determinato periodo, degenera da condizione nervosa in patologia, con sintomi di paure ed aggressioni in primo piano. Se si considera la struttura cellulare del cervello come
hardware e la struttura psichica-mentale come software, si può ipotizzare che nel soggetto che si ammala di depressione è venuta a mancare la compatibilità tra le due parti.
La medicina esogetica ha sviluppato delle metodiche indirizzate a risolvere quest’equivoco.
Si focalizza l’attenzione sul
software per ottenere un flusso d’informazioni armonico.
La medicina esogetica si astiene in una prima fase dal trattare verbalmente il paziente depresso, senza peraltro negare l’importanza dei colloqui terapeutici.
La scoperta di nuove zone riflessologiche ha evidenziato che nel corso della terapia senza impulsi verbali esterni avvengono reazioni che fanno affiorare nel malato immagini di disordine del proprio
software individuale, descritte di buon grado dal malato.
Spesso si ha l’impressione che proprio questa presa di coscienza metta in moto un processo d’autoregolazione.
I pazienti sono invitati a descrivere le immagini affioranti ad esempio dal periodo infantile. Ciò innesca automaticamente la valorizzazione della propria interiorità ed il malato si sincronizza da solo.
Cambiare richiede forza di volontà, superamento di resistenze, porsi obiettivi e creare nuovi propositi.
È importante che il paziente sia a conoscenza delle modalità d’attuazione del proprio cambiamento, e in questo contesto sono più utili piccoli passi terapeutici piuttosto che cambiamenti rapidi.
Come già accennato, il trattamento delle depressioni non è assolutamente semplice.
Secondo le perifrasi della maggior parte dei pazienti, l’essenza della depressione è
l’oscurità, quindi l’opposto della luminosità. 



Si potrebbe dedurne logicamente che la depressione equivale ad una perdita di luce.
Perciò è importante accennare in questo contesto anche alle premesse ed alla simbologia della luce assoluta, equiparata all’amore.
Le persone depresse aspirano in genere inconsciamente a sentirsi amati, protette e comprese. Se si considera l’impossibilità di vita senza la luce, si potrebbe concludere che il depresso non vive.
Capire la depressione come malattia, è particolarmente difficile, solo chi ha già sperimentato di trovarsi da solo in un ambiente profondo e buio può immaginare quello che si prova in uno stato depressivo, è quindi della luce che ha bisogno la persona che vive nell’oscurità per guarire.
Non basta la continua somministrazione d’anti-depressivi, anche se ciò è inevitabile nei casi gravi. Bisognerebbe considerare seriamente la possibilità di non somministrare tali preparati chimici durante tutto l’arco della vita del paziente!
Cosa c’è di più ovvio che consigliare l’affiancamento di trattamenti di supporto alternativi, ad esempio la terapia con i colori, che sono parte della luce, della quale vi è una gran carenza in questa forma patologica?



fonte: la farmacia della luce vol2 Mandel/Pleger


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