... Non Solo Cromopuntura

martedì 2 agosto 2011

I CAMPI GRIGI DELLA MEDICINA ESOGETICA

Il concetto che tutta la vita si sia originata dalla luce influenza numerosi orientamenti di pensiero sull’origine del micro e macrocosmo. Fondatori di religioni, filosofi e scienziati hanno sempre cercato di comprendere e definire questo “essere nato dalla luce”. 
Oggi sappiamo che da questa luce si originano anche le frequenze visibili, i nostri colori. Non vi è alcuna luce senza ombra. Come lo Yin trova la sua corrispondenza nello Yang, così la luce e l’oscurità sono l’uno agli antipodi dell’altro. La luce simboleggia lo spirito, l’oscurità rappresenta tutto ciò che è materiale, la materia per antonomasia. Ma come si sono originate luce e buio? Qual è stata la fonte da cui sono nati entrambi questi estremi? Prima che qualcosa si originasse, deve esserci stato un pensiero, un’idea, un’ispirazione. Questa “idea della creazione”, la culla di luce e ombra, viene chiamata “grigio primordiale”. 
Un’utopia? Forse. Tuttavia, noi uomini sentiamo in bisogno di farci domande, vogliamo scoprire e capire l’origine della nostra esistenza. E, finché non abbiamo delle prove definitive, ci atteniamo alle possibilità che ci sembrano almeno in parte comprensibili e le sviluppiamo. Molti intellettuali, finora, si sono occupati di tali possibilità. Sul concetto di luce e ombra nate dal grigio primordiale e di colori originati dalla luce si sono basati, tra gli altri, anche la teoria dei colori di Goethe e gli interessanti studi di Hans Werthmüller sul “processo del mondo e i colori” (Stoccarda 1950). 
Per l’approccio a queste teorie, io ringrazio il mio beneamato insegnante, il prof. Dr. Gerhard Heuss, che era tanto interessato a questo argomento, che alla fine sviluppà “la sua immagine dell’umanità a colori”. Partendo dalla moltitudine di opere filosofiche sull’origine della vita, egli scrisse un testo dal titolo “La nascita dei colori dall’incontro di luce e oscurità”, sul quale io sono successivamente ritornato. 
Grigio primordiale: fonte dell’intera vita, fonte della salute 
Molto prima che io sviluppassi la mia cromopuntura, al centro delle mie riflessioni in ambito terapeutico c’era una domanda: è possibile, partendo dal presupposto che luce e ombra abbiano avuto origine dal grigio primordiale, elaborare dei principi per il benessere dell’uomo? Poiché all’epoca disponevo ancora di ben poche conoscenze empiriche sulle modalità in cui la luce e i colori agivano sugli uomini, non riuscivo a giungere ad alcuna conclusione. Per l’inizio degli anni ’90, invece, avevo accumulato abbastanza esperienza con il metodo della cromopuntura, le sette bacchettine in vetro e i quattro colori dell’anima. I risultati che, nel frattempo, si erano ottenuti combinando determinate tracce di colore con malattie diverse mi portarono ad una conclusione: l’azione di luce e colori doveva avere un’unica fonte! Ripensai al patrimonio di nozioni che il professor Heuss mi aveva trasmesso durante la mia formazione e iniziai a includerle nelle mie riflessioni. Tuttavia, accanto alla mera filosofia, mi sembrava estremamente importante chiarire il concetto di “grigio” anche dal punto di vista fisico. Interpellai un biofisico, il prof. Dr. F.-A. Popp, con cui lavoravo a stretto contatto, e gliene chiesi una definizione: 
“Grigio è, dal punto di vista fisico, in ultima istanza una proprietà che esiste indipendentemente dalla lunghezza d’onda. Nero è l’ideale assorbimento di tutti i colori, bianco l’ideale riflessione di tutti i colori. Grigio è qualsiasi cosa tra questi due estremi e diffusione all’indietro delle onde elettromagnetiche, nella misura in cui esse restano indipendenti dalla lunghezza d’onda. È interessante osservare che il grigio non è facilmente riproducibile semplicemente sovrapponendo bianco e nero. L’interferenza di tutte le lunghezze d’onda deve essere sempre presupposta, in una misura tale per cui la riflessione indipendente dalla lunghezza d’onda è meno efficiente di quella 
del bianco e l’assorbimento indipendente dalla lunghezza d’onda è meno efficiente di quello del nero.” 
La terza componente, accanto all’indagine filosofica e fisica, si sviluppò dai riflessi terapeutici che, oggi, si ottengono nella prassi con l’uso del grigio e che sono spiegabili su basi filosofiche o fisiche. L’esperienza con i sistemi di cromopuntura, con l’uso (in svariati anni) dei più diversi campi e punti di riflesso, non è stata del tutto positiva. C’erano sempre casi di resistenza alla terapia, che io non riuscivo a spiegarmi. Pertanto, proseguii la mia ricerca, partendo dalla convinzione che ci dovevano essere delle zone ancora sconosciute sulle superfici del corpo e che, all’interno di qualche zona, doveva esistere una specie di “modello sovraordinato”, responsabile di quelle dinamiche. Era necessario anche scoprire questi segmenti di pelle e questi nuovi modelli, così da sfondare la porta dell’apparente resistenza alla terapia. 
Mi immaginai delle zone di pelle paragonabili al grigio primordiale come idea della creazione, delle “zone grigie” che fungevano da indicatore per le informazioni sulla luce in rapporto alle funzioni del sistema di volta in volta associato. Il contatto di un campo grigio con un’”informazione grigia” sovraordinata avrebbe dovuto essere la chiave della sua attivazione. Dopo che i campi furono individuati sulla pelle e io avevo condotto svariati studi empirici utilizzando il grigio nella cromoterapia, le reazioni positive che ottenni confermarono che avevo imboccato la strada giusta. Il problema era comprendere un processo astratto di questo tipo: un “campo grigio” non emana radiazioni e perciò non può essere dirottato sui meridiani o su dei canali di luce. Pertanto, ci doveva essere un’altra spiegazione per questo evidente effetto terapeutico. 


Peter Mandel ;I campi grigi

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